«Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo adagiò nella parte della casa dove stavano gli animali, perché per loro non c’era posto nell’alloggio delle persone». È la descrizione della nascita di Gesù narrata dall’evangelista Luca (2,7). Per comprenderla dobbiamo immaginare le abitazioni della Palestina del tempo. Erano normalmente addossate ad un incavo sulla roccia. Nella parte più interna si ponevano gli animali, sostegni economici della famiglia, mentre in quella più esterna dormivano le persone sdraiate a terra come accadde ancor oggi nei villaggi africani.
Mi colpisce quella sottolineatura: “non c’era posto nell’alloggio delle persone”. Eppure Maria era realmente in gravidanza e si sarebbe dovuto offrire attenzione a una donna ormi prossima al parto. Maria e Giuseppe erano persone povere, non avevano molte possibilità economiche, tuttavia loro hanno accolto Gesù, il Messia atteso dal popolo di Israele. Quel Messia non è nato e non nasce nemmeno oggi nei palazzi suntuosi dei ricchi e dei potenti del mondo, al contrario viene deposto in una mangiatoia per animali. Anche lui si fa povero tra i poveri, avvolto in fasce da una mamma diventata anche ostetrica. Immaginiamo il suo stupore e la sua tenerezza nello stringere tra le braccia il figlio appena nato.
Non c’è posto per loro in questa umanità
Ancora oggi non si trova il posto per far riposare tante persone prive di una casa. Solo nella città a Vicenza, grazie alla rete di solidarietà di diverse istituzioni, vengono accolte ogni notte 200 persone senza fissa dimora. Ma ve sono altre che non trovano posto e sono costrette a dormire all’aperto anche nel periodo invernale. Quando le incontriamo lungo le nostre vie fatichiamo ad incrociarne lo sguardo, perché sappiamo che ci chiedono aiuto e noi vorremmo evitarle; e sono un pungolo alla nostra coscienza di persone che vivono nel benessere. Per loro il Natale giunge grazie ai volontari delle “unità di strada” che ogni notte fanno il giro per donare un the caldo e una merendina. Per questi fratelli e sorelle che vivono ai bordi delle nostre contrade si accende così una luce diversa dalle luminarie, piena di calore e vicinanza, fatta di relazioni sincere ed autentiche, che forse vorremmo vivere di più anche noi.
Non c’è posto in questa umanità nemmeno per le tante persone che hanno perso la vita nelle numerose guerre, compresa l’ultima scoppiata proprio là dove è nato ed è stato versato il sangue del nostro Salvatore. Continua a non esserci spazio per accogliere i bambini, le donne, gli anziani. E sono molti quelli che in questo Natale patiranno il freddo, la fame, la solitudine nella tragica guerra che sembra non avere fine in Ucraina.
Non c’è posto per i troppi bambini che muoiono a causa della mancanza di cure in tanti paesi impoveriti dalle politiche economiche che strappano ad interi popoli le ricchezze del loro sottosuolo e la possibilità di un futuro diverso.
L’Organizzazione internazionale per le Migrazioni ci informa che non c’è stato posto dall’inizio del 2023 per 2.511 persone morte in mare; molte sono donne e bambini.
E con profondo dolore riconosciamo che non c’è stato posto per Giulia, Vanessa, e più di un centinaio di altre donne uccise in ambito familiare.
In questo Natale vogliamo coltivare le visioni che Dio hai ispirato al profeta Isaia: «trasformeranno le loro spade in vomeri d’aratro» (2,4): come vorremmo che il denaro impiegato per alimentare la corsa agli armamenti venisse invece destinato ad acquistare cibo per tutti gli affamati della terra; una conversione urgente quanto necessaria per consegnare un sogno di futuro ai nostri figli!
Risuscitato nei cuori
Il Poverello di Assisi, tre anni prima di morire, volle vivere il Natale in una contrada di Greccio. Desiderò «rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie ad un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l’asinello» (Tommaso da Celano, “Vita Prima”, 84). Molti frati e altra gente accorse per celebrare la festa. Vi fu un grande fervore di canti, di luci, di emozioni spirituali. Celebrando la Messa nella grotta addobbata a presepe, Francesco che era diacono proclamò il Vangelo e diffuse un grande fervore con la sua predica sul Bambino di Betlemme. Ma all’improvviso un uomo lì presente ebbe una visione, così descritta: «gli sembra che il Bambinello giaccia privo di vita nella mangiatoia, e Francesco gli si avvicina e lo desta da quella specie di sonno profondo». Questo era proprio quanto stava accadendo in quella celebrazione perché «il fanciullo Gesù veniva risuscitato nei cuori di molti, che l’avevano dimenticato». E terminata la celebrazione tutti se ne tornarono a casa con il cuore pieno di gioia.
Come al tempo di Francesco d’Assisi, anche oggi sembra che non ci sia posto per Dio nel quotidiano delle nostre esistenze. La partecipazione alla Messa di Natale possa risuscitare la nostra relazione con il Signore Gesù che è venuto ad abitare definitivamente in mezzo a noi e chiede di essere parte della nostra vita.
Il nostro vicentino Gaetano Thiene, 300 anni dopo Francesco, ideò il presepio napoletano, diffuso nelle chiese e perfino in casa, con la stessa intenzione del Santo di Assisi. Fermiamoci in preghiera e contemplazione davanti al grande Mistero della Parola di Dio che si è fatta compagna di viaggio lungo la strada della vita per noi.
Anche invocando l’aiuto di questi grandi testimoni, auguro a tutti un Santo Natale, perché possiamo fare spazio nella nostra vita al Poverello di Betlemme e con la gioia nel cuore, compiere nuovi passi concreti di solidarietà e di pace.
† Giuliano, vostro vescovo
Video con gli auguri di Natale del Vescovo Giuliano
Crediti immagine allegata: Pittore vicentino, ADORAZIONE DEI PASTORI, Santo Stefano Protomartire di Lupia di Sandrigo, secolo XVIII, Diocesi di Vicenza.