VEGLIA NELLA XXXVIII GIORNATA MONDIALE DELLA GIOVENTU’
Lieti nella speranza
Chiesa di Santa Caterina, 25 novembre 2023
Porto ancora nel cuore la viva memoria dell’esperienza che abbiamo vissuto con molti giovani a Lisbona. La gioia degli incontri, l’accoglienza straordinaria ricevuto, la condivisione del cammino con tanti coetanei, le ferite assunte, l’incontro con Gesù che papa Francesco ci ha aiutato a vivere, la straordinaria via Crucis, il silenzio dell’adorazione Eucaristica.
Rientrato nella normalità della vita quotidiana non mi ha abbandonato la ricchezza di quell’esperienza. E l’ho sentita rivivere negli incontri con alcuni giovani che ho avuto modo di reincontrare. L’ho sentita riaffiorare in me quando ho bevuto il caffè con un gruppo di giovani dell’unità pastorale di Dueville impegnati nella settimana comunitaria a rinnovare l’oratorio. L’ho riassaporata anche ieri sera nell’entusiasmo degli scout che rientrati dal Jamboree vissuto in Corea mi hanno raccontato la bellezza dell’amicizia che ciascuno continua a mantenere con altri scout dei cinque continenti e pure la ricchezza di aver incontrato altre religioni.
Carissimi giovani, papa Francesco ci invita a continuare il cammino e lui stesso ci ha consegnato i passi da compiere insieme. Egli vuole accompagnarci lungo la via della speranza. Ci ha dato appuntamento a Seoul nel 2027 ma prima desidera incontrarci a Roma in occasione del giubileo nell’estate 2025. E ci invita a meditare «prima sull’espressione paolina Lieti nella speranza (Rm 12,12), per poi approfondire quella del profeta Isaia: Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi» (cfr Is 40,31).
La speranza è una delle tre “virtù teologali” insieme alla fede e alla carità. Le virtù sono quelle disposizioni che ripetiamo costantemente con il nostro modo di fare e sono orientate a fare il bene. Diventano una “buona abitudine”. Ebbene le virtù teologali sono quelle che riguardano Dio e ci rendono campaci di vivere in relazione con Lui. Ma la speranza è la più piccola delle tre virtù.
Papa Francesco ricorda il poeta francese Charles Péguy, quando all’inizio del suo poema presenta le tre virtù come tre sorelle che camminano insieme:
«La piccola speranza avanza fra le sue due sorelle grandi e non si nota neanche. […]
È lei, quella piccina, che trascina tutto.
Perché la Fede non vede che quello che è. / E lei vede quello che sarà.
La Carità non ama che quello che è. / E lei, lei ama quello che sarà. […]
È lei che fa camminare le altre due. / E che le tira.
E che fa camminare tutti quanti»
(Il portico del mistero della seconda virtù, Milano 1978, 17-19).
La speranza è la più piccola ma è fondamentale. Potremmo affrontare le nostre giornate senza di essa? Come sarebbero?
La speranza aiuta ad indirizzare lo sguardo verso ciò che ci sta davanti, verso il futuro. Quando ci alziamo dal letto al mattino si apre un nuovo giorno come lo guardiamo?
Oppure quando prendiamo una scelta importante questa ci lancia verso il futuro. Ad esempio, prendendo la decisione di andare per un tempo prolungato uno o due anni a studiare all’estero lo sguardo è rivolto al futuro che ci sta davanti. O quando un giovane decide di andare in terra di missione in mezzo ai poveri per un anno intero egli impegna un tempo di vita importante. Può essere pure la decisione di inserirsi in un cammino come nel Gruppo Sichem o la decisione di dedicare del tempo all’animazione dei più piccoli nell’ACR o nell’ACG. Sono tutte piccole o grandi scelte che impegnano il nostro futuro.
Ma come possiamo vivere tutto questo con la virtù della speranza?
Non c’è forse tanta incertezza per il futuro dei giovani oggi? Non ci sono tenebre oscure come quelle che si sono abbattute su Giulia e su tutte quelle giovani donne alle quali con violenza è stata tolta la vita e con essa la speranza di vivere? Oggi le vogliamo ricordare nella preghiera e raccogliere la sfida di un cambiamento necessario per vivere relazioni che rispettino la dignità di ciascuno, di qualunque genere e di qualunque colore della pelle.
Gesù conosce la nostra vita che è come un mare agitato dalle onde e non se ne sta lontano da noi. Egli si rende presente ma a noi, come ai discepoli, talvolta sembra un fantasma. Un frutto della nostra fantasia. Invece Lui appartiene alla realtà e ci invita ad avere coraggio: coraggio, sono io, non abbiate paura! Noi non ci fidiamo immediatamente di quelle parole e vogliamo come Pietro metterlo un po’ alla prova. Gli chiediamo di fare quello che sta facendo Lui: attraversare le acque in tempesta del nostro mondo. E Gesù cosa fa? Invita Pietro ad andare verso di Lui perché crede che sia possibile anche per noi camminare nello sconvolgimento delle vicende umane di ogni tempo. E non dimentichiamo che quando ci riprende la paura Lui ci tende la mano e ci tira fuori dalle situazioni incasinate nelle quali scendiamo. Lo ha fatto con Pietro e lo fa anche con ciascuno di noi se ci fidiamo della sua Parola. E così Egli accende per noi la luce della speranza che allontana le oscurità.
Ce lo ricorda papa Francesco quando dice: «A volte la sera uscite con i vostri amici e, se c’è buio, prendete lo smartphone e accendete la torcia per fare luce. Nei grandi concerti, migliaia di voi muovono questi moderni lumini al ritmo della musica, creando una scena suggestiva. Di notte la luce ci fa vedere le cose in modo nuovo, e perfino nell’oscurità emerge una dimensione di bellezza. Così è per la luce della speranza che è Cristo. Da lui, dalla sua risurrezione, la nostra vita è illuminata. Con Lui vediamo tutto in una luce nuova».
Si è accesa una piccola luce nelle esperienze che abbiamo vissuto questa estate o in altre occasioni della vita? Non spegniamo questa piccola scintilla perché è la speranza, è esperienza della risurrezione di Cristo. Anzi impariamo ad alimentarla. La possiamo alimentare in due modi: con la preghiera e con le nostre scelte quotidiane diffondendo notizie buone.
«Affidiamo tutta la nostra vita a Maria, Madre della Speranza. Lei ci insegna a portare dentro di noi Gesù, nostra gioia e speranza, e a donarlo agli altri. Buon cammino, cari giovani! Vi benedico e vi accompagno con la preghiera» – così vi ha scritto papa Francesco e così desidero anch’io restare vicino a voi.
† vescovo Giuliano