OMELIA nella Preghiera di ringraziamento al termine dell’anno civile
Cattedrale di Vicenza, 31 dicembre 2022
Lettura: 1Cor 1,1-9
In questo ultimo giorno dell’anno civile ha concluso la sua vita terrena il papa emerito Benedetto XVI. Nei brevi incontri avuti con lui ho potuto personalmente godere della sua squisita gentilezza e umiltà. Dotato di grande intelligenza ha saputo raccogliere il testimone da San Giovanni Paolo II per guidare la Chiesa in tempi non facili. E con grande lucidità, ha compiuto il gesto insolito di dimettersi dal servizio di Romano Pontefice, valutando tale scelta in coscienza e sotto l’azione dello Spirito Santo. Ci ha manifestato in molti modi la capacità di affidarsi, anche nel momento della debolezza umana, a Cristo amato e cercato con la mente e con il cuore mediante la preghiera; anche quella silenziosa e discreta di questi ultimi anni. Ringraziamo il Signore per il dono della sua vita e del suo servizio alla Chiesa: nel nostro Te Deum di questa sera poniamo anche questo testimone del Crocifisso-risorto. Invito tutte le comunità cristiane della Diocesi a pregare anche celebrando la Messa di suffragio nei prossimi giorni per il papa emerito Benedetto XVI, perché possa finalmente contemplare il volto del Signore.
Abbiamo ascoltato l’inizio della prima lettera di San Paolo apostolo ai Corinti. Anch’io, come l’apostolo, rendo grazie a Dio per avermi chiamato al ministero apostolico nella Chiesa di Dio che è a Vicenza. Paolo era insieme a Sostene. Io, in quanto vescovo, sto in mezzo a voi insieme ai numerosi presbiteri e diaconi presenti in questa diocesi; tutti noi – vescovo con il presbiterio – siamo a servizio del popolo di Dio perché Gesù Cristo ci ha chiamato e continua a chiamarci alla missione. E sono uniti a noi anche coloro che inviati da qui si trovano a servire chiese sorelle bisognose di aiuto. Noi non svolgiamo il ministero per volontà nostra bensì per volontà di Dio.
Sono stati evocati gli eventi mondiali e locali più salienti di quest’anno. Una sorta di cronaca. Ma dentro a questa storia di vicende più eclatanti c’è un fiume carsico di grazia. Quella di coloro che ogni giorno invocano il nome del Signore in ogni luogo: dalle singole famiglie, alle comunità religiose e contemplative, fino a tutte le parrocchie nelle quali si riunisce il santo popolo di Dio. Molti hanno invocato il nome del Signore, talora muti di parole ma pieni di desiderio nel loro intimo, nelle case di riposo, o all’ospedale, o in carcere, in qualche comunità di recupero, e perfino nel dormitorio pubblico o della caritas o vivendo lungo le nostre strade.
Noi rendiamo grazie a Dio qui questa sera a nome nostro e pure di tutte queste persone che hanno avuto la possibilità di condurre una esistenza dignitosa anche con l’aiuto generoso di fratelli e sorelle. Rendiamo grazie a Dio per il dono del tempo che numerosi volontari presenti in questo territorio – dove “il tempo è denaro” – sprecano a favore di fratelli e sorelle.
Per le parrocchie e pure per noi presbiterio, la ripresa della vita comunitaria nella sua normalità dopo la pandemia, ha conosciuto stanchezza e demotivazione. Ci siamo ritrovati in meno, con meno vitalità di nuove nascite e con molte persone accompagnate all’ultimo saluto cristiano. Il presbiterio sta diminuendo di forze giovani. E tutto questo pesa in ordine al servizio. Ma noi vogliamo rendere grazie al Signore anche per questo tempo di crisi e chiediamo di avere uno sguardo profetico, come quello dell’allora Joseph Ratzinger, quando la vigilia di Natale del 1969 si chiedeva: «Da cosa può venire la forza per la Chiesa di andare avanti?» Egli rispondeva così: «dalla crisi di oggi verrà fuori domani una chiesa che avrà perduto molto. Essa diventerà più piccola, dovrà ricominciare tutto da capo. Non potrà più riempire molti degli edifici che aveva eretto […] Perderà anche molti dei suoi privilegi nella società […] Certamente essa conoscerà anche nuove forme di ministero […]. Essa farà questo con fatica, la renderà povera, la farà diventare una chiesa dei piccoli. Ma dopo la prova, uscirà da una chiesa interiorizzata e semplificata una grande forza» (J. Ratzinger, Fede e futuro, Brescia 2005, pp. 112-117).
Noi ringraziamo il Signore perché siamo stati arricchiti dalla parola e dalla conoscenza di Lui. Io stesso in queste prime settimane di ministero qui in mezzo a voi ho potuto incontrare preti, consacrati e laici che mi hanno testimoniato l’amore per Cristo donando la loro vita con l’esercizio della loro professione, con la paziente quotidiana dedizione alla famiglia, con la costruzione del bene pubblico. Donne che si dedicano ogni giorno alla preghiera e alla vita fraterna vivendo di provvidenza. Giovani che scelgono di darsi del tempo per rientrare in sé stessi ed ascoltare la propria coscienza laddove il Signore fa udire la sua voce. Altri giovani, come quelli che ho salutato nel pomeriggio – quelli dell’ultimo – che dedicano del tempo a chi è solo o svantaggiato.
E mentre rendiamo grazie a Dio, con l’apostolo Paolo volgiamo lo sguardo verso la piena rivelazione del Signore nostro Gesù Cristo. Noi attendiamo quel giorno, quando finalmente potremo contemplare il volto di Dio e sarà annientato l’ultimo nemico che è la morte perché Dio sia tutto in tutti (1Cor 15,26-28).
Anch’io confesso: Dio è affidabile, da lui siete stati chiamati alla comunione con il Figlio suo Gesù Cristo, Signore nostro! (1Cor 1,9).
† vescovo Giuliano