OMELIA nella S. Messa di suffragio per Elio Brugnotto
Chiesa del Centro Diocesano Onisto, 31 ottobre 2024
Letture: Ef 6,10-20; Sal 143; Lc 13,31-35
Celebriamo la pasqua del Signore nell’Eucaristia che stiamo vivendo con un particolare pensiero e preghiera per Elio perché finalmente vi possa pienamente prenderne parte. La morte pone un sigillo nella storia di una persona ed è una prova per quanti ne sono coinvolti.
Il papà ha concluso la sua lunga vita serenamente. Negli ultimi anni le forze sono venute meno. Ha progressivamente ridotto i suoi impegni e le uscite di casa. Ma era accompagnato ogni giorno da momenti di preghiera e dalla Comunione eucaristica che riceveva ogni domenica. Ha amato la vita fino alla fine, ma si è pure consegnato senza troppi drammi a Colui che lo ha accompagnato lungo tutta la vita.
Per noi, familiari e amici, che ne siamo coinvolti è certamente un tempo di prova perché sembra spezzarsi una presenza sulla quale affondano le nostre radici vitali. Nello stesso tempo provo un grande stupore, che un po’ mi imbarazza, per le tante manifestazioni di vicinanza e di preghiera a favore del papà e di noi familiari.
In questo siamo avvolti da una grazia speciale di cui altri sono privi come accade spesso per i fratelli e le sorelle senza fissa dimora per i quali è difficile celebrare il funerale dopo settimane e settimane di attesa. Mi consola il pensiero che Dio sa sopperire abbondantemente alle nostre mancanze umane e se porta nel cuore un desiderio è quello di raggiungere tutti “in primis” gli scartati dalla società.
Con il salmo abbiamo pregato: Benedetto il Signore mia roccia.
È una bella risposta orante all’invito pressante di restare saldi nella fede, o meglio di restare in piedi nel tempo della prova come ebbe a fare la Madre di Gesù sotto la croce del Figlio.
Infatti, vivere il mistero di Cristo nella concretezza della quotidianità descritta dall’apostolo – l’unione coniugale, le relazioni familiari tra genitori e figli, nel lavoro quotidiano, nelle relazioni sociali – significa anche avere il coraggio di affrontare le avversità che nella vita si incontrano; non si può restare inermi.
Da dove provengono queste avversità? Questo è il primo interrogativo. L’apostolo risponde che provengono da forze maligne che chiama “macchinazioni del diavolo”. Ho trovato un commento interessante a questa espressione: «Le minacce vengono da potenze spirituali che si trovano in zone “superiori” (letteralmente sopra i cieli, epouránios), non direttamente accessibili all’uomo. Il mondo oscuro nel quale si muovono queste forze ostili era compreso nell’antichità probabilmente in modo simile a come oggi viene percepita una parte del mondo di internet, il dark web o “rete oscura”: un mondo sommerso accessibile con particolari programmi informatici, nel quale circolano contenuti violenti, esistono mercati occulti di armi, droga, persone e altre attività illegali» (E. Buccioni, Le lettere di Paolo, Milano 2020, p. 753). Di fronte a questo mondo oscuro si potrebbe semplicemente prendere paura e pensare di risolvere il tutto rimanendo fermi. Ma così facendo accade il contrario di quanto ci auspicheremo. È necessario affrontarle queste “macchinazioni oscure”.
Come affrontarle? L’apostolo utilizza l’immaginario del combattimento per affrontare tali potenze oscure. Nella tradizione cristiana prende il nome di “combattimento spirituale”, cioè con la forza che ci è donata dallo Spirito Santo.
Affrontare le oscurità del male che mettono alla prova la nostra vita con la verità, la giustizia e il vangelo della pace. Ci si difende con la fede e con quell’arma che è la parola di Dio gravida di Spirito Santo (è come una spada a doppio taglio).
Trovo molto utili per me queste parole dell’apostolo, perché l’esperienza della morte di un genitore è sempre un tempo di prova nel quale facilmente si affacciano tentazioni come lo scoraggiamento, l’avvertire una più grande solitudine, il rifugiarsi in piccoli o grandi compromessi.
La limpidezza con la quale l’apostolo invita ad affrontare tutto questo è una via maestra che permette di individuare nella concretezza quotidiana il pozzo al quale attingere energie donate dallo Spirito.
E rivolgo anche a voi ciò che Paolo chiede agli Efesini: Pregate nello Spirito attraverso ogni preghiera e supplica, in ogni occasione, e per questo vegliate con ogni supplica instancabile per tutti i santi e anche per me, affinchè quando apro la bocca, mi sia data la parola per far conoscere con franchezza, il mistero del vangelo.
Pregando, dunque per papà Elio, pregate anche per me chiamato ad essere vostro vescovo. Perché la risposta alla chiamata del Signore è anche l’onore più grande che posso dare a chi mi ha generato nella carne.